Il “caso Moggi”

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Disco 70_80
TOPIC_ICON7  CAT_IMG Posted on 7/2/2012, 18:32     +1   -1




Il “caso Moggi” e le colpe della stampa: non fa inchieste, (di)pende dai verbali, non sa leggere le sentenze


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Da tempo si lamenta da parte dell’informazione la scomparsa del giornalismo d’inchiesta. La stampa aspetta solo i verbali delle Procure, ma guai a fare indagini proprie. Non solo, ma il giornalismo schierato, direi neppure “militante” perché ormai c’è poco da militare bensì appunto “burocraticamente” schierato per chi conviene, chi ti paga, ti edita, ti favorisce, ti fa far carriera ecc., ha invaso completamente il campo delle notizie e dei commenti. Sembra teoria. Applichiamola a un caso oggi sui giornali, il “caso Moggi”. Sono uscite in extremis, al limite dei 90 giorni di legge, le motivazioni del Tribunale di Napoli al famoso processo di “Calciopoli”, che vedeva imputati ( e condannati in primo grado con reati dall’associazione per delinquere in giù) Moggi e alcuni capataz del mondo del pallone. Nel frattempo da mesi e soprattutto da settimane impazzano gli arresti e gli interrogatori di calciatori coinvolti nell’altro, più recente e colossale scandalo dell’ambiente, detto “Scommettopoli”.

Se non li si tiene d’occhio insieme si perde la visione complessiva, come vedremo: che cosa hanno in comune restando alla grana grossa? Lo stesso ambiente, ovviamente, e appunto il fatto che in nessuno dei due scandali, scoppiati rispettivamente nel maggio 2006 e nel maggio/giugno 2011, la stampa abbia fatto il suo dovere d’inchiesta. Ha aspettato le indagini delle Procure, i verbali, le sentenze (per ora solo per “Calciopoli”), a cominciare da quelle della cosiddetta “giustizia sportiva” che per tempi, modi e caratteristiche fa francamente ridere. Detto con chiarezza, c’è un “protezionismo” da parte del giornalismo sportivo, nei confronti di istituzioni e club, che grida vendetta. E’ da sempre un gigantesco e ben irrorato “ufficio stampa”, per motivi “storici” e socioculturali che non approfondisco qui. Notate che questo accade anche in giornali (rari, rarissimi) che ancora negli altri settori tentano a volte con successo di fare inchieste. Per il calcio no, si tocca la franchigia, il tifo, la “ricreazione” anche di chi invece magari va giù duro (pochi…) sulla mafia/mafie. Come se non fossero vasi comunicanti in una società globalizzata e interrelata come la nostra.

Veniamo alle motivazioni di Napoli. Senza indulgere su un fatto emerso come notorio durante il processo, cioè che il Presidente del Collegio, Teresa Casoria, riteneva tale processo penalmente una buffonata e invece i due giudici a latere, con le quali era in conflitto, pensavano il contrario, con l’esito di risultare maggioranza nella determinazione della sentenza, le motivazioni in 558 pagine si riassumono così. 1) Campionati non alterati (quindi scudetti tolti ingiustamente alla Juve…), partite non truccate, arbitri non corrotti, indagini condotte non correttamente dagli investigatori della Procura (intercettazioni dei carabinieri risultate addirittura manipolate nel confronto in Aula). 2) Le Sim, le schede telefoniche estere che Moggi ha distribuito a qualche arbitro e ai designatori, sarebbero la prova del tentativo di alterare e di condizionare il sistema, pur senza la dimostrazione effettiva del risultato truccato. 3) L’atteggiamento di Moggi, da vero boss “telefonico”, è invasivo anche quando cerca di condizionare Federcalcio e Nazionale, vedi telefonate con Carraro e Lippi. 4) Che queste telefonate e questa promiscuità “mafiosa” o “submafiosa” o tesa a “fare associazione per delinquere” risultassero costume comune nell’ambiente come risulta evidente, non assolve Moggi e C.: e dunque ecco la condanna.

Spero che anche un non addetto ai lavori capisca qualcosa di questi punti e della loro contraddizione in termini. Sarebbe da ridere se non fosse da piangere, anche perché tengo a ribadire che da due generazioni mi occupo del settore e in piena solitudine ho scritto (articoli e libri) e parlato dove ho potuto del marciume pallonaro. Ma il penale è il penale (come la giustizia sportiva dovrebbe essere giusta, e non “marcia” come il sistema che giudica): quindi o ci sono le prove oppure no. Ai 4 punti che ho riassunto dalla montagna di pagine che i rei impugneranno ovviamente al volo faccio sintetici appunti, che rimandano alla necessità che la stampa indaghi di suo, verifichi, e giustapponga le cose per capire. Le Sim: mai sentito parlare dei dossier Telecom, del caso Tavaroli, dell’Inter che faceva “spiare” Moggi (e Vieri)? Forse i due casi sono collegati, ma il Tribunale non ha preso in esame la montagna di altre telefonate emersa nel corso del dibattimento e in particolare le deposizioni di Tavaroli e c. nel processo summenzionato. Lo faccia la stampa, almeno. L’invasività di Moggi: ma come, c’è una telefonata in cui l’allora presidente federale, Carraro, parla espressamente con il designatore Bergamo di come aiutare la Lazio, e l’invasività è del “boss” e non dell’uomo delle istituzioni? La stampa ve lo dice, questo? Lo facevano tutti: dunque anche Facchetti (ahimé defunto) e Moratti (cfr.Tronchetti Provera, Telecom, Tavaroli…), Meani per Galliani ecc.? E Moggi era “solo” più “invasivo”? Siamo alla graduatoria dei mafiosi?

Infine il punto 1), la cosiddetta parte positiva delle motivazioni, cioè nei fatti tutto regolare. E allora lo scandalo di “Scommettopoli” in cui sta uscendo che nel suo complesso il campionato 2010-2011 a colpi di trucchi è da considerarsi davvero e decisamente irregolare? Lo dice per ora il Procuratore Capo di Cremona, Di Martino, mentre la giustizia sportiva prende tempo come sempre, ma temo che presto lo ribadiranno in parecchi, a meno che non venga messo tutto a tacere. Con buona pace di chi vuole la verità e pensa che Moggi sia oggettivamente diventato il “capro espiatorio”. Il quadro dell’informazione che non indaga, non analizza, non confronta e si schiera per ignoranza o partito preso così vi sembra leggermente più chiaro?
 
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